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Gli archivi del Piccolo Teatro


La tempesta - 1983-84

autore: William Shakespeare
traduzione: Agostino Lombardo
regia: Giorgio Strehler
scene: Luciano Damiani
costumi: Luciano Damiani
musiche: Fiorenzo Carpi
    


Lettera alla compagnia della Tempesta

Lettera agli attori della compagnia in occasione della prima dellla Tempesta per l'inaugurazione del Thęatre de l’Europe a Parigi

Carissimi!
Ho sperato fino all’ultimo di essere in condizioni di stare accanto a voi questa sera. Non mi è possibile: un viaggio in aereo, il cambio delle pressioni, il minimo di presenza necessario mi porterebbero a un affaticamento da evitare in questo delicato momento. Sto infatti uscendo lentamente da questo malessere che, senza timore, si può definire molto grave ed è mio dovere fare di tutto per ritornare a voi e al teatro nel modo che si conviene. Che ci conviene. Il modo al quale siamo tutti abituati. Cioè di dare molto o tutto a quello che facciamo sulla scena.
Proprio pensando a questo nostro costume antico in un’epoca di facilità, di assenze, di tradimenti interiori sono certo che “anche senza di me” voi saprete fare quello che è necessario. E avrete il successo che meritate e che mi arriverà e forse mi riscalderà un poco il cuore. Mi sembra inutile persino scrivervi, ma lo faccio non per esortarvi o raccomandarvi qualcosa ma per dirvi semplicemente che io sono lì, con voi, come sempre, che quel poco di verità che siamo stati capaci di scoprire nella Tempesta deve arrivare alla “gente”. Non sottovalutate né sopravvalutate questa “prima” così importante, il Teatro d’Europa che io ho voluto si apre con me assente. Certo noi abbiamo avuto la grande responsabilità di dargli il primo suono. Ma ricordatevi che prima di tutto si tratta di fare, in una parte del mondo, semplicemente il nostro mestiere come meglio sappiamo e di dare al pubblico il nostro cuore, il nostro sentimento della vita, di spartire con lui verità, dubbio, amore, contraddizioni, dolore e gioia. Cioè noi stessi. Praticamente un’arte antichissima e meravigliosa che chiede molto, che talvolta è piena di incomprensioni e di ingiustizia. Come la vita. Ma è anche piena di luce, di tenerezza e di calore umano. È tutto qui, amici miei, in questa sera in cui vi penso, vi immagino e vi so.
il vostro
Giorgio Strehler
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